LE PRIME RICHIESTE
- Neanche una settimana dopo la
sciagurata serata torinese
partono le richieste di
risarcimento dei feriti. La
prima giunge via mail, a mezzo
posta elettronica certificata,
indirizzata al Comune di Torino.
Fioccheranno a centinaia. In
tutte il racconto della folla
impazzita e il dramma personale
dalle conseguenze fisiche ai
danni nell’anima. In un primo
tempo è lo studio legale
Ambrosio&Commodo a raccogliere
le richieste per incanalarle con
i giusti requisiti giuridici
verso la causa. Dichiarano alla
stampa gli avvocati: "Per ora
destinate al Comune, ma non
appena verranno individuate
altre responsabilità
completeremo il lavoro. Per ora
sono venti ma il numero è
destinato a crescere. Dobbiamo
specificare che noi trattiamo
soltanto lesioni di un certo
tipo. Nell’elenco non ci sono e
non ci saranno persone che si
sono tagliate leggermente o
sbucciate le ginocchia ma
soggetti che si sono rotti
braccia, gambe o che rischiano
anche lesioni permanenti. Per
alcuni feriti ci vorranno mesi
di riabilitazione. Solo dopo
questo periodo potremo capire
quali sono le cifre che
potrebbero spettare loro.
L’auspicio è che, come il
Prefetto, tutti facciano il
punto sulle proprie
responsabilità. Noi, intanto,
faremo il nostro".
IL CODACONS
- Non soltanto vie legali
autonome, anche una class action
promossa dal Codacons e altre
associazioni meno note a
sostegno dei cittadini coinvolti
nel disastro di piazza. Facile
aderirvi attraverso un numero
verde e la compilazione di un
modulo predisposto. Si legge nel
testo da firmare che "i
cittadini coinvolti possono
chiedere il risarcimento danni
nei confronti dei soggetti
pubblici o privati che saranno
ritenuti responsabili di
illeciti, costituendosi parte
offesa nell’inchiesta della
magistratura".
LA JUVENTUS
- Monica Canalis, Consigliera PD
del Comune di Torino, richiede
accoratamente la partecipazione
della Juventus Football Club nei
risarcimenti ai feriti: "Le
1.527 persone rimaste ferite
nella terribile notte del 3
giugno erano andate in Piazza
San Carlo per amore della loro
squadra del cuore, la Juventus.
Una squadra ed una società di
successo che hanno un legame
indissolubile con la città di
Torino e hanno ricevuto un
notevole vantaggio economico dal
raggiungimento della finale
della Champions. Di fronte alla
tragedia, chiedo alla Juventus
di partecipare al dolore della
città, costituendo un fondo, da
lei gestito, per il rimborso dei
danni a chi è rimasto ferito e
ha dovuto pagare cure e tickets
sanitari, e per offrire almeno
un biglietto omaggio di ingresso
allo stadio. Faccio questa
proposta anche alla luce del
silenzio del sindaco Appendino,
che non ha avanzato alcuna
richiesta alla Juventus. Dopo i
primi giorni di shock, un
segnale di vicinanza della
società di calcio non
compenserebbe i danni fisici e
psicologici subiti dai tifosi ma
contribuirebbe a dare un po' di
sollievo e a ricostruire un
clima di fiducia nella città".
L’ASSICURAZIONE
- Aggravando il bilancio
economico risarcitorio si scopre
l’assenza di una polizza
stipulata per l’occasione !
Parte un siparietto squallido
fra il Comune e l’ente
organizzatore che si rimpallano
di questo la responsabilità:
"Toccava a Turismo Torino, non a
noi". Nel frattempo in Procura
(dove è stato aperto un
fascicolo per "omicidio colposo
e lesioni" in seguito alla morte
di Erika Pioletti) stanno
arrivando numerose anche le
denunce penali di spettatori
rimasti coinvolti
psicologicamente dagli eventi:
"La sera non riesco più a
dormire. Mi sveglio
all’improvviso con quelle
immagini davanti agli occhi. È
terribile. Continuavo a cadere.
Appena mi rialzavo, ecco di
nuovo le persone che mi venivano
addosso. Finivo di nuovo a
terra". Laconico trapela un
commento da Palazzo Civico: "Se
continua così, qua finiamo in
bancarotta". Se da una parte
manca una specifica copertura
per la manifestazione del 3
giugno, dall’altra il Comune ha
già una polizza sulla
responsabilità civile per
"eventi ordinari", sottoscritta
con la compagnia "Unipol Sai".
Difficilmente saranno
considerati tali in un contesto
organizzativo tanto lacunoso,
nonché straordinario per la
gravità delle sue conseguenze.
Il dubbio fondato è sulla
portata dell’evento lesivo, non
di certo il caso sporadico di
uno o pochi, ma di centinaia di
soggetti traumatizzati nel corpo
e nella mente. Incredibile non
vi sia stata una polizza ad hoc.
In passato ci furono. Per
esempio, in occasione di tappe
del Giro d’Italia di ciclismo.
Dalla sua, Turismo Torino,
l’ente scelto dal Comune come
organizzatore della
manifestazione per snellire le
pratiche burocratiche di
allestimento del maxi-schermo,
possiede una propria
assicurazione per la
responsabilità civile, ma con un
massimale scarso di 6 milioni di
euro. Appare sullo sfondo uno
scenario di guerra legale a 360°
fra tutte le parti in causa.
IL DANNO
- Il concetto di danno ricevuto
è molto più ampio e non limitato
all’aspetto biologico dei
referti di pronto soccorso.
Quelli generati semplicemente
dallo choc che ancora
persistono, altri "che non si
vedono" insinuandosi nelle
menti, ma potrebbero
manifestarsi nel tempo, anche
inconsciamente: ansia, paure,
disturbi del sonno, attacchi di
panico, agorafobia. Campo
fertile delle diagnosi di
specialisti di settore convocati
in tribunale. Sostiene
sull’argomento l’avvocato Renato
Ambrosio: "Impossibile
quantificare oggi il danno
psicologico che può aver subito
una persona che si è trovata suo
malgrado coinvolta nei fatti di
piazza San Carlo. Sono danni che
si potranno quantificare solo
nei prossimi anni e solo dopo
aver affrontato un percorso di
recupero psicologico". Sul rito
da scegliere predilige il "più
moderno ed efficace giudizio
civile" al penale che secondo le
ultime sentenze di Cassazione
ottiene spesso un "risarcimento
punitivo". Si tratta del nuovo
stile di procedimento
anglosassone che riconosce al
danneggiato una somma di denaro
maggiore per ricompensarlo.
Questo viene applicato nel
processo quando è stabilita una
condotta particolarmente grave
all’origine del danno. Fra le
cause civili anche le richieste
risarcitorie di persone non
presenti sul luogo, ma
danneggiate dalle conseguenze
dell’accaduto. Ad esempio i
genitori di un giovane studente
fuorisede di Ingegneria
meccanica al Politecnico di
Torino, Daniele Lisi, 25 anni,
assistito in casa dai genitori
che lavorano e abitano a Teramo,
dopo la rottura dei legamenti al
ginocchio. Racconta sua madre:
"Da quel giorno sono
perennemente in viaggio, ogni
due o tre giorni vado su e giù
per conciliare l'assistenza a
mio figlio con le esigenze del
lavoro". Aggiunge il giovane:
"Ho subito dato via i biglietti
per i Coldplay. Non riesco a
pensare di stare in mezzo alla
gente, da quel giorno non sono
nemmeno più riuscito a passare
in piazza San Carlo". Sono
storie comuni che si ripetono,
ma in moltissimi casi, fatta
eccezione per le vittime e i
feriti più gravi, le somme
quantificabili non sarebbero
neanche tanto ingenti.
LE QUERELE
- Alcune delle querele
depositate hanno nomi e cognomi:
la sindaca Chiara Appendino, il
questore Angelo Sanna e il
prefetto Renato Saccone. In
questi casi i legali hanno
subodorato un futuro
coinvolgimento diretto nelle
responsabilità delle principali
cariche cittadine e giocano
d’anticipo. Qualora fossero
accertate il giudizio potrebbe
tirare dentro finanche le
Istituzioni e il Ministero degli
Interni. Molti di coloro che ora
sono pronti a trascinare in
tribunale il Comune lamentano il
cosiddetto danno post traumatico
da stress che dovrà essere
certificato da un medico legale.
L’avvocato Gino Arnone, legale
di molti feriti e in particolare
della famiglia del piccolo
Kelvin per conto dello Studio
Legale Ambrosio&Commodo, è uno
specialista in risarcimento del
danno alla persona. A chi lo
intervista su cosa ricercano
principalmente i suoi clienti
risponde: "Verità e giustizia. I
torinesi sono gente composta,
che non urla ma che pretende che
chi sbaglia debba pagare fino
all’ultimo centesimo. È giusto
che ricevano il risarcimento
integrale previsto dalle tabelle
attualmente vigenti e che
regolano il risarcimento del
danno alla persona. Ogni
danneggiato tuttavia ha un danno
diverso e per la maggior parte
dei feriti le lesioni sono
ancora in corso di guarigione.
Allo stato non è possibile
parlare di cifre". Poi, sul
bambino cinese: "In un primo
momento sembrava che le
condizioni fisiche del bambino
fossero gravi. Fortunatamente
ora lui sta bene, ma non
sappiamo ancora quali
conseguenze psicologiche potrà
avere fra qualche anno. Ci sarà
sicuramente un’evoluzione, ma è
presto per dire quale". Fra i
feriti più gravi alcuni
cittadini ferraresi, assistiti
dall’avvocato Gianni Ricciuti
che intraprendono un
procedimento civile con messa in
mora nei confronti del Comune di
Torino. Smarriti da tutti
cellulari, tablet, zaini e
scarpe. "Cadendo mi sono
tagliato la tempia. Non vedevo
nulla, avevo il sangue che mi
colava sulla faccia. Sembrava
l’anticamera dell’inferno":
questo gli ha raccontato
l’assistito 41enne che ha
rischiato di perdere un occhio.
Spiega il suo legale: "Il
risarcimento dei danni fisici e
psicologici e il rimborso degli
effetti personali è ancora da
quantificare. Non abbiamo fatto
denuncia penale. Aspettiamo e
confidiamo di essere contattati
dal Comune. Se ciò non avverrà
valuteremo come muoverci".
Nell’arco di 2 mesi le richieste
complessive toccano la soglia
del numero mille. Una cifra
impressionante, ma numericamente
proporzionata ai feriti della
piazza. Di queste, 136 pervenute
alla data del 30.08.2017 al
comune di Torino. In consiglio
Comunale l’assessore al Bilancio
della giunta Appendino, Sergio
Rolando, dicendo che la
copertura assicurativa della
Città non può superare i 25
milioni di euro e che la
franchigia per sinistro prevede
24 mila e 500 euro, aggiunge che
"le questioni connesse alle
richieste di risarcimento dei
danni potranno essere definite
dalla compagnia assicurativa
solo ad avvenuta conclusione
delle indagini avviate e
dell'accertamento delle relative
responsabilità".
UN ANNO DOPO
- "Stiamo procedendo con le
prime diffide al Comune di
Torino. Il nostro obiettivo non
è chiedere i danni a
prescindere, ma solo per quelli
documentati sotto un profilo
medico legale" - affermano i
legali dello studio "Ambrosio &
Commodo", ad un anno dalla
tragedia, rappresentando i casi
di una ottantina di feriti. Ma
non soltanto danni fisici o
psicologici fra le richieste che
saranno presentate in tribunale
dalle parti civili. Alcune molto
singolari che svariano da poche
decine alle centinaia di
migliaia di euro. Un giovane ha
persino chiesto 370 mila euro
attribuendo l’insorgere del suo
diabete alla serata vissuta quel
3 giugno 2017. Altri si
accontentano di molto meno:
rimborsi di biglietti del treno
o dell’aereo, di effetti
personali smarriti nella calca.
Anche il lavoro gioca un ruolo
fondamentale in alcuni casi
degli infortunati: un professore
che ha lasciato scoperta la sua
cattedra alla Kingston
University di Londra, la mancata
assunzione per una donna
disoccupata e una maestra, un
aspirante carabiniere che non ha
potuto partecipare al suo
agognato concorso.
L’ACCORDO
- Il 28 giugno 2019 nell’udienza
preliminare al Processo con
trentadue delle oltre 300 "parti
offese" si trova un accordo
legale, negoziando il
risarcimento con Unipol e Reale
Mutua (28 dal Comune e 4 da
Turismo Torino). Fra questi ci
sarebbe anche il fidanzato di
Erika Pioletti, Fabio Martiroli.
Vengono, in seguito, depositate
in tribunale le remissioni di
querela e le dichiarazioni di
revoca di costituzione di parte
civile. Non si conoscono gli
importi, c’è un delicato riserbo
da parte di tutti. Altre
ventitré, sono prossime a
raggiungerlo ed usciranno dal
Processo come parti civili
nell’udienza aggiornata dal Gup
Maria Francesca Abenavoli al 16
luglio. In 150, invece, non si
sono presentati davanti al
medico legale, allungando la
tempistica della giustizia. Per
tutti gli altri cento, in attesa
di eventuali accordi, continua
la causa. All’inizio del mese di
ottobre, prima di avviare il
Processo ai 15 amministratori
cittadini, si prolunga in altre
sedute l’iter delle trattative
pro risarcimenti delle parti
civili. Ma i nodi restano. Le
compagnie stanno facendo muro
non intendendo pagare almeno
prima del giudizio penale di 1°
grado per il quale si augurano
che a rispondere economicamente
dei danni siano le istituzioni
rappresentate dagli imputati:
Comune, Turismo Torino,
Questura, Ministero dell’Interno
e finanche la Juventus !
SINDROME DI GUERRA
- Alla fine di novembre si è
ancora in alto mare con una
ottantina di casi, a cui si
aggiungono all’ultimo altri
cinque: 243 "le persone offese"
indennizzate, le quali
soddisfatte dalle compagnie
assicurative hanno rinunciato al
procedimento. Elargito, inoltre,
un indennizzo cospicuo ai
genitori e alla sorella di Erika
Pioletti, la prima vittima di
quella notte. Spicca, fra tanti,
il caso di una ragazza della
Provincia di Torino che ha
richiesto per danni psicologici
il riconoscimento della
"sindrome da stress post
traumatico", più nota come
"sindrome di guerra", la
patologia tipica che affligge i
reduci di conflitti armati, ma
anche di terremoti, incendi,
alluvioni. La giovane ha
verbalizzato che a causa del
trauma ha bisogno di essere
sempre accompagnata nei suoi
spostamenti. La contesta Pietro
Obert, l’avvocato di Unipol Sai:
"Al momento abbiamo riconosciuto
solo danni da lesioni, nessuno
da stress post traumatico".
Parafrasando sul tema, la
battaglia continua…
Fonti: Lastampa.it -
Torino.repubblica.it - La
Repubblica - Torinoggi.it -
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