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TORINO 2017
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Torino 3.06.2017 Tragedia Piazza San Carlo Risarcimenti
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LE PRIME RICHIESTE - Neanche una settimana dopo la sciagurata serata torinese partono le richieste di risarcimento dei feriti. La prima giunge via mail, a mezzo posta elettronica certificata, indirizzata al Comune di Torino. Fioccheranno a centinaia. In tutte il racconto della folla impazzita e il dramma personale dalle conseguenze fisiche ai danni nell’anima. In un primo tempo è lo studio legale Ambrosio&Commodo a raccogliere le richieste per incanalarle con i giusti requisiti giuridici verso la causa. Dichiarano alla stampa gli avvocati: "Per ora destinate al Comune, ma non appena verranno individuate altre responsabilità completeremo il lavoro. Per ora sono venti ma il numero è destinato a crescere. Dobbiamo specificare che noi trattiamo soltanto lesioni di un certo tipo. Nell’elenco non ci sono e non ci saranno persone che si sono tagliate leggermente o sbucciate le ginocchia ma soggetti che si sono rotti braccia, gambe o che rischiano anche lesioni permanenti. Per alcuni feriti ci vorranno mesi di riabilitazione. Solo dopo questo periodo potremo capire quali sono le cifre che potrebbero spettare loro. L’auspicio è che, come il Prefetto, tutti facciano il punto sulle proprie responsabilità. Noi, intanto, faremo il nostro".

IL CODACONS - Non soltanto vie legali autonome, anche una class action promossa dal Codacons e altre associazioni meno note a sostegno dei cittadini coinvolti nel disastro di piazza. Facile aderirvi attraverso un numero verde e la compilazione di un modulo predisposto. Si legge nel testo da firmare che "i cittadini coinvolti possono chiedere il risarcimento danni nei confronti dei soggetti pubblici o privati che saranno ritenuti responsabili di illeciti, costituendosi parte offesa nell’inchiesta della magistratura".

LA JUVENTUS - Monica Canalis, Consigliera PD del Comune di Torino, richiede accoratamente la partecipazione della Juventus Football Club nei risarcimenti ai feriti: "Le 1.527 persone rimaste ferite nella terribile notte del 3 giugno erano andate in Piazza San Carlo per amore della loro squadra del cuore, la Juventus. Una squadra ed una società di successo che hanno un legame indissolubile con la città di Torino e hanno ricevuto un notevole vantaggio economico dal raggiungimento della finale della Champions. Di fronte alla tragedia, chiedo alla Juventus di partecipare al dolore della città, costituendo un fondo, da lei gestito, per il rimborso dei danni a chi è rimasto ferito e ha dovuto pagare cure e tickets sanitari, e per offrire almeno un biglietto omaggio di ingresso allo stadio. Faccio questa proposta anche alla luce del silenzio del sindaco Appendino, che non ha avanzato alcuna richiesta alla Juventus. Dopo i primi giorni di shock, un segnale di vicinanza della società di calcio non compenserebbe i danni fisici e psicologici subiti dai tifosi ma contribuirebbe a dare un po' di sollievo e a ricostruire un clima di fiducia nella città".

L’ASSICURAZIONE - Aggravando il bilancio economico risarcitorio si scopre l’assenza di una polizza stipulata per l’occasione ! Parte un siparietto squallido fra il Comune e l’ente organizzatore che si rimpallano di questo la responsabilità: "Toccava a Turismo Torino, non a noi". Nel frattempo in Procura (dove è stato aperto un fascicolo per "omicidio colposo e lesioni" in seguito alla morte di Erika Pioletti) stanno arrivando numerose anche le denunce penali di spettatori rimasti coinvolti psicologicamente dagli eventi: "La sera non riesco più a dormire. Mi sveglio all’improvviso con quelle immagini davanti agli occhi. È terribile. Continuavo a cadere. Appena mi rialzavo, ecco di nuovo le persone che mi venivano addosso. Finivo di nuovo a terra". Laconico trapela un commento da Palazzo Civico: "Se continua così, qua finiamo in bancarotta". Se da una parte manca una specifica copertura per la manifestazione del 3 giugno, dall’altra il Comune ha già una polizza sulla responsabilità civile per "eventi ordinari", sottoscritta con la compagnia "Unipol Sai". Difficilmente saranno considerati tali in un contesto organizzativo tanto lacunoso, nonché straordinario per la gravità delle sue conseguenze. Il dubbio fondato è sulla portata dell’evento lesivo, non di certo il caso sporadico di uno o pochi, ma di centinaia di soggetti traumatizzati nel corpo e nella mente. Incredibile non vi sia stata una polizza ad hoc. In passato ci furono. Per esempio, in occasione di tappe del Giro d’Italia di ciclismo. Dalla sua, Turismo Torino, l’ente scelto dal Comune come organizzatore della manifestazione per snellire le pratiche burocratiche di allestimento del maxi-schermo, possiede una propria assicurazione per la responsabilità civile, ma con un massimale scarso di 6 milioni di euro. Appare sullo sfondo uno scenario di guerra legale a 360° fra tutte le parti in causa.

IL DANNO - Il concetto di danno ricevuto è molto più ampio e non limitato all’aspetto biologico dei referti di pronto soccorso. Quelli generati semplicemente dallo choc che ancora persistono, altri "che non si vedono" insinuandosi nelle menti, ma potrebbero manifestarsi nel tempo, anche inconsciamente: ansia, paure, disturbi del sonno, attacchi di panico, agorafobia. Campo fertile delle diagnosi di specialisti di settore convocati in tribunale. Sostiene sull’argomento l’avvocato Renato Ambrosio: "Impossibile quantificare oggi il danno psicologico che può aver subito una persona che si è trovata suo malgrado coinvolta nei fatti di piazza San Carlo. Sono danni che si potranno quantificare solo nei prossimi anni e solo dopo aver affrontato un percorso di recupero psicologico". Sul rito da scegliere predilige il "più moderno ed efficace giudizio civile" al penale che secondo le ultime sentenze di Cassazione ottiene spesso un "risarcimento punitivo". Si tratta del nuovo stile di procedimento anglosassone che riconosce al danneggiato una somma di denaro maggiore per ricompensarlo. Questo viene applicato nel processo quando è stabilita una condotta particolarmente grave all’origine del danno. Fra le cause civili anche le richieste risarcitorie di persone non presenti sul luogo, ma danneggiate dalle conseguenze dell’accaduto. Ad esempio i genitori di un giovane studente fuorisede di Ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, Daniele Lisi, 25 anni, assistito in casa dai genitori che lavorano e abitano a Teramo, dopo la rottura dei legamenti al ginocchio. Racconta sua madre: "Da quel giorno sono perennemente in viaggio, ogni due o tre giorni vado su e giù per conciliare l'assistenza a mio figlio con le esigenze del lavoro". Aggiunge il giovane: "Ho subito dato via i biglietti per i Coldplay. Non riesco a pensare di stare in mezzo alla gente, da quel giorno non sono nemmeno più riuscito a passare in piazza San Carlo". Sono storie comuni che si ripetono, ma in moltissimi casi, fatta eccezione per le vittime e i feriti più gravi, le somme quantificabili non sarebbero neanche tanto ingenti.

LE QUERELE - Alcune delle querele depositate hanno nomi e cognomi: la sindaca Chiara Appendino, il questore Angelo Sanna e il prefetto Renato Saccone. In questi casi i legali hanno subodorato un futuro coinvolgimento diretto nelle responsabilità delle principali cariche cittadine e giocano d’anticipo. Qualora fossero accertate il giudizio potrebbe tirare dentro finanche le Istituzioni e il Ministero degli Interni. Molti di coloro che ora sono pronti a trascinare in tribunale il Comune lamentano il cosiddetto danno post traumatico da stress che dovrà essere certificato da un medico legale. L’avvocato Gino Arnone, legale di molti feriti e in particolare della famiglia del piccolo Kelvin per conto dello Studio Legale Ambrosio&Commodo, è uno specialista in risarcimento del danno alla persona. A chi lo intervista su cosa ricercano principalmente i suoi clienti risponde: "Verità e giustizia. I torinesi sono gente composta, che non urla ma che pretende che chi sbaglia debba pagare fino all’ultimo centesimo. È giusto che ricevano il risarcimento integrale previsto dalle tabelle attualmente vigenti e che regolano il risarcimento del danno alla persona. Ogni danneggiato tuttavia ha un danno diverso e per la maggior parte dei feriti le lesioni sono ancora in corso di guarigione. Allo stato non è possibile parlare di cifre". Poi, sul bambino cinese: "In un primo momento sembrava che le condizioni fisiche del bambino fossero gravi. Fortunatamente ora lui sta bene, ma non sappiamo ancora quali conseguenze psicologiche potrà avere fra qualche anno. Ci sarà sicuramente un’evoluzione, ma è presto per dire quale". Fra i feriti più gravi alcuni cittadini ferraresi, assistiti dall’avvocato Gianni Ricciuti che intraprendono un procedimento civile con messa in mora nei confronti del Comune di Torino. Smarriti da tutti cellulari, tablet, zaini e scarpe. "Cadendo mi sono tagliato la tempia. Non vedevo nulla, avevo il sangue che mi colava sulla faccia. Sembrava l’anticamera dell’inferno": questo gli ha raccontato l’assistito 41enne che ha rischiato di perdere un occhio. Spiega il suo legale: "Il risarcimento dei danni fisici e psicologici e il rimborso degli effetti personali è ancora da quantificare. Non abbiamo fatto denuncia penale. Aspettiamo e confidiamo di essere contattati dal Comune. Se ciò non avverrà valuteremo come muoverci". Nell’arco di 2 mesi le richieste complessive toccano la soglia del numero mille. Una cifra impressionante, ma numericamente proporzionata ai feriti della piazza. Di queste, 136 pervenute alla data del 30.08.2017 al comune di Torino. In consiglio Comunale l’assessore al Bilancio della giunta Appendino, Sergio Rolando, dicendo che la copertura assicurativa della Città non può superare i 25 milioni di euro e che la franchigia per sinistro prevede 24 mila e 500 euro, aggiunge che "le questioni connesse alle richieste di risarcimento dei danni potranno essere definite dalla compagnia assicurativa solo ad avvenuta conclusione delle indagini avviate e dell'accertamento delle relative responsabilità".

UN ANNO DOPO - "Stiamo procedendo con le prime diffide al Comune di Torino. Il nostro obiettivo non è chiedere i danni a prescindere, ma solo per quelli documentati sotto un profilo medico legale" - affermano i legali dello studio "Ambrosio & Commodo", ad un anno dalla tragedia, rappresentando i casi di una ottantina di feriti. Ma non soltanto danni fisici o psicologici fra le richieste che saranno presentate in tribunale dalle parti civili. Alcune molto singolari che svariano da poche decine alle centinaia di migliaia di euro. Un giovane ha persino chiesto 370 mila euro attribuendo l’insorgere del suo diabete alla serata vissuta quel 3 giugno 2017. Altri si accontentano di molto meno: rimborsi di biglietti del treno o dell’aereo, di effetti personali smarriti nella calca. Anche il lavoro gioca un ruolo fondamentale in alcuni casi degli infortunati: un professore che ha lasciato scoperta la sua cattedra alla Kingston University di Londra, la mancata assunzione per una donna disoccupata e una maestra, un aspirante carabiniere che non ha potuto partecipare al suo agognato concorso.

L’ACCORDO - Il 28 giugno 2019 nell’udienza preliminare al Processo con trentadue delle oltre 300 "parti offese" si trova un accordo legale, negoziando il risarcimento con Unipol e Reale Mutua (28 dal Comune e 4 da Turismo Torino). Fra questi ci sarebbe anche il fidanzato di Erika Pioletti, Fabio Martiroli. Vengono, in seguito, depositate in tribunale le remissioni di querela e le dichiarazioni di revoca di costituzione di parte civile. Non si conoscono gli importi, c’è un delicato riserbo da parte di tutti. Altre ventitré, sono prossime a raggiungerlo ed usciranno dal Processo come parti civili nell’udienza aggiornata dal Gup Maria Francesca Abenavoli al 16 luglio. In 150, invece, non si sono presentati davanti al medico legale, allungando la tempistica della giustizia. Per tutti gli altri cento, in attesa di eventuali accordi, continua la causa. All’inizio del mese di ottobre, prima di avviare il Processo ai 15 amministratori cittadini, si prolunga in altre sedute l’iter delle trattative pro risarcimenti delle parti civili. Ma i nodi restano. Le compagnie stanno facendo muro non intendendo pagare almeno prima del giudizio penale di 1° grado per il quale si augurano che a rispondere economicamente dei danni siano le istituzioni rappresentate dagli imputati: Comune, Turismo Torino, Questura, Ministero dell’Interno e finanche la Juventus !

SINDROME DI GUERRA - Alla fine di novembre si è ancora in alto mare con una ottantina di casi, a cui si aggiungono all’ultimo altri cinque: 243 "le persone offese" indennizzate, le quali soddisfatte dalle compagnie assicurative hanno rinunciato al procedimento. Elargito, inoltre, un indennizzo cospicuo ai genitori e alla sorella di Erika Pioletti, la prima vittima di quella notte. Spicca, fra tanti, il caso di una ragazza della Provincia di Torino che ha richiesto per danni psicologici il riconoscimento della "sindrome da stress post traumatico", più nota come "sindrome di guerra", la patologia tipica che affligge i reduci di conflitti armati, ma anche di terremoti, incendi, alluvioni. La giovane ha verbalizzato che a causa del trauma ha bisogno di essere sempre accompagnata nei suoi spostamenti. La contesta Pietro Obert, l’avvocato di Unipol Sai: "Al momento abbiamo riconosciuto solo danni da lesioni, nessuno da stress post traumatico". Parafrasando sul tema, la battaglia continua…

Fonti: Lastampa.it - Torino.repubblica.it - La Repubblica - Torinoggi.it - Ilprimatonazionale.it - Lospiffero.com – Il Corriere della Sera (Torino) - Quotidianopiemontese.it - Fanpage.it

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