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STADIO BALLARIN 1981
www.saladellamemoriaheysel.it   Sala della Memoria Heysel   Museo Virtuale Multimediale
Rogo Stadio "F.lli Ballarin" 7.6.1981 Stampa e Web (2019-2022)
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2021 2021

Oggi l’addio a Sara Pagliarini

La figlia Maria Teresa Napoleoni morì nel rogo del Ballarin.

La ricordiamo macerata dal dolore per la perdita della giovane figlia ventitreenne Maria Teresa Napoleoni, vittima con Carla Bisirri e Livia Bruni del tragico rogo divampato nella curva sud del "F.lli Ballarin", nella gara contro il Matera che decretò il ritorno della beneamata Samb in serie B, dopo un solo anno di Purgatorio in serie C. Sara Pagliarini è morta all’età di 95 anni, dopo aver trascorso la bellezza di 40 anni convivendo con il dolore della prematura morte della figlia, quel tragico 7 giugno 1981. Intervistata in occasione del 35° anniversario della tragedia che sconvolse il mondo calcistico rossoblù la signora Pagliarini aveva dichiarato: "Non c’è giorno che non versi una lacrima per la mia cara Maria Teresa". D’ora in avanti non più. La signora Sara potrà finalmente trovare la meritata pace riabbracciando la sua adorata figlia. I funerali saranno celebrati oggi pomeriggio alle ore 15, alla Cattedrale Santa Maria della Marina.

16 febbraio 2021

Fonte: Ilrestodelcarlino.it

© Fotografia: Lanuovariviera.it

   

CRONACHE

È morta Sara Pagliarini, la mamma di Maria Teresa Napoleoni

Aveva 95 anni.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - San Benedetto in lutto. È morta all’età di 95 anni Sara Pagliarini, mamma di Maria Teresa Napoleoni, una delle vittime del triste rogo al Ballarin nel giugno 1981. Il presidente della Samb, Domenico Serafino, ha dedicato sui Social un omaggio: "Avrebbe dovuto essere un giorno di festa. Un giorno di gioia quel 7 giugno del 1981. Invece "Non c’è un giorno che non si versa una lacrima". Ora riposa in pace, mamma Sara, e stringi la mano forte di Maria Teresa. Ognuno di noi ricorda il tuo dolore per non dimenticare. Che la terra ti sia lieve".16 febbraio 2021Fonte: Rivieraoggi.it© Fotografia:Morta Sara Pagliarini, madre di Maria Teresa Napoleoni. Serafino: "Non dimenticheremo""Dopo 40 anni potrà ricongiungersi a Maria Teresa, che ha ricordato ogni giorno della sua vita. È morta all’età di 95 anni Sara Pagliarini, madre di Maria Teresa Napoleoni, una delle vittime del rogo del Ballarin del 7 giugno 1981. Sara Pagliarini è venuta a mancare nella giornata di lunedì e subito sono stati molti i messaggi di cordoglio per la sua scomparsa. Tra questi quello del Presidente della Samb Domenico Serafino: "Avrebbe dovuto essere un giorno di festa. Un giorno di gioia quel 7 giugno del 1981. Invece "Non c’è un giorno che non si versa una lacrima". Ora riposa in pace, mamma Sara, e stringi la mano forte di Maria Teresa. Ognuno di noi ricorda il tuo dolore per non dimenticare. Che la terra ti sia lieve".

16 febbraio 2021

Fonte: Gazzettarossoblu.it

Rogo Ballarin: è morta la mamma di Maria Teresa Napoleoni.

Il mio ricordo

di Luigi Tommolini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Se n’è andata questa mattina la Signora Sara Pagliarini, mamma di Maria Teresa Napoleoni, 23 anni, vittima insieme a Carla Bisirri, 21 anni, della tragedia del Rogo Ballarin avvenuta all’interno della Curva Sud dello Stadio sambenedettese prima della gara Samb-Matera del 7 giugno 1981. Da quel giorno a Casa Napoleoni il Sole non entrò più e la Signora Sara ha iniziato a morire con la scomparsa della sua unica figlia. È quello che mi disse quando la conobbi nell’aprile del 2011 in occasione del trentennale della Tragedia che la Samb volle ricordare incaricandomi di invitare i familiari delle vittime e i "superstiti". Indimenticabile il nostro primo incontro, quando avvicinandomi a Lei non sapevo come presentarmi… Un lungo silenzio… Poi riuscii a pronunciare sottovoce: "Maria Teresa"… Un abbraccio forte, forte. Un’emozione che poi la Signora mi disse di aver vissuto anche Lei in quel momento: come se tra noi ci fosse anche sua figlia. Ora la Signora Sara non c’è più, qui con noi… Ma per coloro che Credono, come Lei Credeva, oggi finalmente si è ricongiunta alla sua adorata Maria Teresa che non ha smesso mai di Amare. Indelebile nel maggio 2017 la sua quotidiana presenza alla "Palazzina Azzurra" nel ricordo delle vittime del Rogo Ballarin. Già molto malata si faceva accompagnare dalla sua "badante" per fermarsi a lungo davanti al manifesto dove avevo scritto il "ricordo" su Maria Teresa Napoleoni. In ogni parola la Signora Sara si ricongiungeva a Maria Teresa come se fosse davanti a lei e la stesse aspettando. E dopo 40 anni di dolore e di lacrime voglio immaginare la Signora Sara finalmente felice, ricongiunta alla sua Maria Teresa. Ciao Signora Sara, ora riposa in pace.

15 febbraio 2021

Fonte: Ilmartino.it (Testo © Fotografia)

   

È morta la mamma di Maria Teresa Napoleoni, vittima del rogo del Ballarin

Ci disse: "Non c’è un giorno che non si versa una lacrima".

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Se ne è andata la mamma di Maria Teresa Napoleoni, una delle due giovanissime vittime del rogo del Ballarin. Sara Pagliarini è scomparsa questa mattina a novantacinque anni dopo aver trascorso gran parte della sua esistenza convivendo con il dolore della prematura morte della figlia, una ragazza deceduta ad appena ventitré anni per le ustioni riportate nel tragico incendio che interessò la curva Sud del Ballarin in quello che doveva essere il giorno di feste per il ritorno della Sambenedettese in serie B. Una delle ultime interviste sulla figlia Sara la rilasciò al nostro quotidiano online (qui sotto il video con le sue dichiarazioni) in occasione del trentacinquesimo anni dalla tragedia che avvenne il 7 giugno del 1981. "Non c’è un giorno - ci disse - che non si versa una lacrima". Ora Sara potrà finalmente trovare la pace e riabbracciare la sua adorata figlia. I funerali saranno celebrati martedì 16 febbraio alle 15 nella Cattedrale Santa Maria della Marina.

15 febbraio 2021

Fonte: Lanuovariviera.it

La scomparsa di Alfredo Giammarini.

Fu lui a filmare le atroci immagini del "Rogo Ballarin"

di Luigi Tommolini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - La Riviera delle palme piange un altro Uomo che ha fatto la sua storia nella Comunicazione. Se n’è andato nella sua casa di Via Piemonte Alfredo Giammarini, 79 anni, videoreporter e fotografo. Artefice insieme a Valeri e Ciabattoni della nascita di TeleCavo, televisione privata sambenedettese sorta nei primi anni ’70, una delle prime se non la prima su tutto il territorio nazionale. Alfredo Giammarini con il suo obiettivo e la sua cinepresa ha immortalato gran parte degli ultimi decenni di vita sambenedettese. Purtroppo è stato testimone anche delle più immani tragedie: quella del MotoPesca "Il Rodi" nel 1970 e quella drammatica del "Rogo Ballarin". In quest’ultima occasione va il mio diretto e personale ricordo. Nel realizzare il mio omaggio video per ricordare le due vittime, Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni e tutta la tragedia (in fondo all’articolo) ho dovuto caricare le immagini di quel 7 giugno 1981 all’interno del "Fratelli Ballarin": dalla festa prima dell’incendio alla tragedia avvenuta all’interno della Gradinata Sud dello Stadio. Fu lui a riprenderle con la sua cinepresa mentre lavorava con il giornalista Remo Croci, autore dei vari servizi. Così lo ricorda il sindaco Pasqualino Piunti: "Con la scomparsa di Alfredo Giammarini, la città perde un altro attento e appassionato testimone delle vicende che hanno segnato la storia recente di San Benedetto. Non abbiamo finito di piangere la morte di Giorgio Sgattoni che dobbiamo a dare l’addio ad un altro grande autore di documentazioni filmiche e fotografiche di fatti essenziali per la memoria collettiva cittadina. Il modo migliore per onorare la memoria di Giammarini sarà quello di valorizzare, oltre a quanto già fatto con le rievocazioni nel 50esimo della tragedia del Rodi, il materiale che ha realizzato in decenni di lavoro con macchina fotografica, cinepresa e telecamera". I funerali saranno celebrati lunedì 11 gennaio alle 15.30 nella chiesa di Sant’Antonio di Padova. Il sottoscritto e la Redazione tutta de "Il Martino" porgono le più sentite condoglianze alla famiglia Giammarini.

10 gennaio 2021

Fonte: Ilmartino.it (Testo © Fotografia)
2020 2020
"Non si notavano le fiamme, ma vedevamo la gente buttarsi giù dalle reti e scappare. Non mi sono reso conto personalmente di quello che succedeva. È stata una giornata tremenda che ha cancellato le gioie della vittoria. Ho passato una vita al Ballarìn e quello è un ricordo che non posso cancellare. Non riesco a capire perché il progetto sullo stadio non vada avanti. Quando sono arrivato, nel ’60, c’era poco e niente in città e quell’impianto è un pezzo di vita" Paolo Beni (Capitano - Bandiera Storica Sambenedettese)

Gli Ultras degli anni ’80 di Samb e Verona al

Ballarin x omaggiare le vittime del rogo del 1981

Iniziativa promossa dai sostenitori e dai responsabili negli anni ’80 dei gruppi ultras della Curva veronese e sambenedettese, in occasione della visita in Riviera dei tifosi scaligeri.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Un mazzo di fiori sotto la curva sud del Ballarin per ricordare la tragica scomparsa di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, morte a causa del rogo che il 7 giugno 1981 scoppiò nell’allora stadio della Sambenedettese. È l’iniziativa promossa dai sostenitori e dai responsabili negli anni ’80 dei gruppi ultras della Curva veronese e sambenedettese, in occasione della visita in Riviera dei tifosi scaligeri. Una storica riunione che ha visto coinvolti i vecchi rappresentanti delle due tifoserie, legate da un’antica e salda amicizia.

30 agosto 2020

Fonte: Rivieraoggi.it (Testo © Fotografie)

Il rogo del Ballarin, una tragedia dimenticata

di Diego Mariottini

Il più grande dramma in uno stadio italiano, in un periodo molto delicato.

Mattina del 7 giugno 1981, è domenica. Non una domenica qualsiasi. Oggi se tutto va bene, in città sarà festa. San Benedetto del Tronto è in fibrillazione dalle prime ore del mattino. Con una vittoria la Sambenedettese sarebbe promossa in serie B. Ma in realtà anche un pareggio potrebbe bastare, dipende da cosa farà il Campobasso in casa del Rende. Se tutto andrà bene, Samb e Cavese saliranno di categoria a braccetto. Sì, sarà festa. Nella serie C di allora vengono promosse le prime due nella classifica finale del girone A e del girone B. Si sale in quattro, si retrocede in quattro. Neanche Roberto sta nella pelle, quella domenica. Lui sì che sa giocare a calcio, avrebbe anche potuto fare carriera ma a volte il contorno familiare non lascia scampo. Ha 25 anni, per vivere fa l’antennista ma quel che è stato non gli importa più. È acqua passata, forse. Il fratello gli ha creato grossi problemi e in città il suo cognome è "chiacchierato" da tempo, ma lui ha ritrovato un equilibrio. E soprattutto una famiglia. Sta da anni con Maria Antonietta, nascerà un bambino a dicembre. Bambino ? Bambina ? Poco cambia. Ma oggi forza Sambenedettese, non c’è altro a cui pensare. La promozione è vicinissima. Roberto esce di casa e si dirige verso lo Stadio "Fratelli Ballarin". Nel pomeriggio c’è la partita con il Matera, a San Benedetto l’argomento tiene banco da una settimana. La serie C italiana di inizio decennio ha adeguato livello tecnico e rappresenta il trampolino di lancio ottimale verso le categorie maggiori. La Samb è una squadra equilibrata e ben messa in campo. La allena un tecnico di esperienza, Nedo Sonetti. Toscano di Piombino, burbero, aria da sergente di ferro ma professionista di grande umanità. Uno che sa caricare la squadra e che riesce sempre a tirare fuori il meglio dai singoli e dal gruppo. Buon attacco, ottima difesa. Nei primi anni 80, quando la vittoria vale ancora due punti e si gioca quasi esclusivamente a uomo, anche uno 0-0 esterno non è risultato da disprezzare. La Sambenedettese non prende gol da 5 partite, merito di una linea difensiva molto attenta e di un portiere di cui si dicono grandi cose. Si chiama Walter Zenga e qualcuno sostiene, tra il serio e il faceto, che un giorno il ragazzo sarà l’erede di Zoff in Nazionale. Chi in quel momento ride a sentire certe affermazioni, tempo pochi anni e non riderà più. Prime ore del pomeriggio, i cancelli sono stati aperti e le curve si stanno pian piano riempiendo. Lo stadio non è grandissimo ma ben costruito. Per una cittadina come San Benedetto del Tronto ha la giusta capienza, circa 15mila spettatori. Tuttavia, dopo tanti anni una ristrutturazione non farebbe male. È stato intitolato ai fratelli Dino e Aldo Ballarin, deceduti a Superga nel 1949 insieme con tutto il Grande Torino. Impianto a due passi dal mare e dalla zona portuale, è spesso battuto da un vento molto forte. I triestini hanno la bora, qui specie con la bella stagione soffia uno scirocco piuttosto violento. Ma con il caldo che fa, un po’ di vento può perfino far piacere. Almeno si respira. Roberto è entrato allo stadio e sta prendendo posto in curva. Stanno preparando una coreografia degna di una giornata indimenticabile. Nella Sud vengono introdotti quintali di carta. Tutto regolare, tutto a posto, non è materiale contundente e serve solo a fare scena. Le forze dell’ordine non possono obiettare. Nel frattempo lo stadio si è riempito fino a esaurimento posti. Tanta gente, troppa. Qualcuno è entrato di straforo, i bagarini hanno terminato l’opera. La capienza è ampiamente superata, un caldo tremendo e poi il vento. Una corrente che chiude gli occhi e sposta le persone come se fossero oggetti. Lo chiamano lu arrbì, in città. E lo temono, quando soffia. Sono anni pesanti, quelli. Anche nella provincia italiana, quella che a torto viene ritenuta avulsa dai movimenti della contemporaneità, ci sono vere e proprie piaghe. Il dilagare delle droghe pesanti e gli effetti del terrorismo sono problemi che, a partire dagli anni 70, non risparmiano neppure una cittadina come San Benedetto del Tronto. Da anni, i morti per overdose non fanno più notizia nemmeno lì. Il calcio diventa una piccola e inadeguata forma di consolazione domenicale. Il fratello di Roberto invece, lui sì che fa notizia. È un esponente di un certo peso delle Brigate Rosse ed è conosciuto come "il compagno Mauro", anche se di nome fa Patrizio. Ha preso parte a parecchi attentati e nel febbraio del 1980 viene arrestato a Torino dalla DIGOS. Passerà alla storia come il primo terrorista pentito. Dal momento dell’arresto di "Mauro" la carriera di calciatore di Roberto si chiude. Lui è del tutto estraneo al mondo dell’eversione armata ma nessuno vuole in squadra il fratello di un terrorista. Meglio cambiare vita e vedere la partita con i ragazzi della curva. Loro almeno, certi pregiudizi non li hanno. Ore 16,57 di domenica 7 giugno 1981. Sambenedettese e Matera escono dagli spogliatoi del "Ballarin".

La squadra lucana può già considerarsi matematicamente retrocessa in C2 (le faranno compagnia Turris, Siracusa e Cosenza) ma non rinuncia a giocare con dignità l’ultima della stagione 1980-81. Squadre al centro del campo, le foto di rito. Comincia a scatenarsi la coreografia di curva, ma si ha presto la sensazione che qualcosa non vada. Forse un mozzicone di sigaretta, forse un fumogeno acceso che ha avuto un contatto con tutta quella carta. Si crea una combustione aiutata dall’imperversare dello scirocco. Ci vogliono pochi secondi, divampa un incendio. Walter Zenga, il capitano Gigi Cagni e gli altri giocatori richiamano l’attenzione dell’arbitro Tubertini. Le fiamme sono alte e i tifosi della curva si mettono in salvo come possono. Non tutti allo stadio percepiscono al volo la gravità del momento. Racconterà proprio Zenga, anni più tardi: "È accaduto tutto così in fretta, noi eravamo in campo pronti ad affrontare il Matera. Poi qualcosa gira male, vedo fiamme e fumo. Poco alla volta tutti andiamo verso la curva: la gente urla e si lancia sul prato, ferendosi con il filo spinato. Come faccio a dimenticare…". Impossibile farlo, in effetti. Non si sa come agire. Giocare ? Non giocare ? Alle ore 17,16 il signor Tubertini di Bologna, sentiti i responsabili delle forze dell’ordine e i giocatori delle due squadre stabilisce che la partita si può, anzi si deve giocare. Tutto considerato, è il male minore. Sambenedettese-Matera ha inizio, malgrado l’odore del fumo e il suono in lontananza di ambulanze che portano i feriti, oltre un centinaio, in tutte le strutture ospedaliere in grado di accoglierli. Si parla di molte situazioni serie ma almeno un paio sembrano davvero disperate. Roberto è riuscito a mettersi in salvo, per sua fortuna. "All’inizio - racconterà l’arbitro Tubertini - avevo pensato a una bomba, le fiamme erano altissime. Solo più tardi abbiamo saputo che l’incendio era stato causato dalla carta della coreografia. Lo stadio era pienissimo, una calca che non avevo mai visto da nessuna parte. Sono cose che rimangono impresse". Due ragazze versano in condizioni particolarmente critiche: si chiamano Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri, hanno rispettivamente 23 e 21 anni. Non sono riuscite a mettersi in salvo e presentano ustioni estese e fin troppo profonde. Sono state trasportate in elicottero al Centro Grandi Ustioni dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove si tenta un vero e proprio miracolo. Non ce la fanno. Maria Teresa muore il 13 giugno, Carla il 17. La partita del "Ballarin" finisce 0-0 e grazie a quel risultato, unito al pareggio del Campobasso a Rende, la Sambenedettese è promossa in serie B. Per i tifosi e per un’intera città la promozione è una gioia strozzata. Contro due sfortunatissime ragazze tutti gli elementi dell’universo hanno tramato contro all’unisono, in una domenica di fuoco. Gli idranti che non pompano acqua, le chiavi dei lucchetti irreperibili, i cancelli bloccati, una certa difficoltà nei soccorsi. La prima e più grave tragedia da stadio in Italia non attribuibile alla violenza ultrà o a interventi delle forze dell’ordine. Anni più tardi gli inglesi piangeranno la strage di Hillsborough, molti più morti (96 persone) ma dinamiche per alcuni aspetti, simili. Fuoco a parte. Il destino è in agguato e colpisce Roberto Peci soltanto tre giorni più tardi. Un commando delle Brigate Rosse lo sequestra mercoledì 10 giugno in via Arrigo Boito a San Benedetto del Tronto. La logica dell’azione è quasi mafiosa. Si tratta di una vendetta trasversale contro suo fratello Patrizio, il terrorista pentito. L’uomo viene fatto prigioniero e processato da un sedicente "tribunale del popolo". Il tutto viene filmato e inviato agli organi di stampa, con pretesa di divulgazione. L’accusa è quella di tradimento, come se due fratelli condividessero, per stretta parentela, la stessa colpa. Dopo 55 giorni di prigionia, il corpo di Roberto viene trovato senza vita in un casolare della periferia di Roma. È il 3 agosto 1981, data di un’esecuzione a colpi di mitra. Oggi via Arrigo Boito è via Roberto Peci. Una bambina, Roberta, verrà al mondo il 16 dicembre 1981, orfana di padre dalla nascita. Ciò che non è riuscito a un incendio colposo divampato all’interno di uno stadio ha potuto realizzarsi grazie alla folle ma pianificata ferocia umana. Erano anni così.

7 giugno 2020

Fonte: Rivistacontrasti.it (Testo © Fotografie)

7 Giugno 1981: il rogo del Ballarin, la prima tragedia dentro uno Stadio

di Simone Meloni

Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri. Sono le giovani vittime di una delle giornate più tristi e avvilenti del calcio italiano. Sono le vittime del "rogo dello stadio Ballarin", il triste epitaffio della morte prematura, consumatosi a San Benedetto del Tronto il 7 giugno 1981, in occasione di Sambenedettese-Matera, gara che consentì ai marchigiani di conquistare l’accesso in Serie B. Esattamente 39 anni fa. Una festa tramutata in tragedia, un popolo allegro che in una frazione di tempo si è trovato con le mani tra i capelli e i volti sconvolti dalle lacrime e dalla paura. Fiamme. Alimentate dal vento. Giovani vite infrante, e le bandiere rossoblu che si ammainano. Titti è uno storico tifoso presente in quella triste giornata: "Venivamo da un periodo molto pesante a livello politico, per la città, che negli anni settanta era stata fortemente segnata dalle lotte di classe, come dal terrorismo - esordisce - tutti noi ragazzi eravamo figli di quella rabbia. La festa per la Samb era un modo di identificarci come piccoli guerrieri, che avevano superato con successo tutte queste vicissitudini. Già un mese prima della partita col Matera - spiega - avevamo cominciato a preparare i festeggiamenti. Ricordo che quel giorno c’erano un centinaio di sacchi dell’immondizia, contenenti le striscioline di carta per la coreografia, messi in ogni angolo della curva. La giornata era caldissima, c’era un forte vento di scirocco (lu arrbì, come lo chiamiamo noi). L’afa avvolgeva la città già alle 11 di mattina, quando entrammo allo stadio per preparare il tutto. Volevamo fare una grande cosa, basti pensare che la mole di carta portata all’interno dello stadio arrivava sino alle ginocchia. Circa 7 quintali". L’ingresso delle squadre e la tragedia - "Ci apprestavamo a festeggiare la squadra con la carta e i fumogeni, nessuno pensava alle scintille. Vedevamo delle piccole fiammette qua e là (forse procurate da una sigaretta, forse da un fumogeno), ma prendemmo la cosa sottogamba - racconta - cercando semplicemente di spegnerle con i piedi. Invece, anche a causa di alcune folate di scirocco, in quindici secondi l’allegria si è tramutata in caos. Sì è creata una sorta di piccola tromba d’aria, con le carte infiammate che spingevano verso l’altro. La gente ha cominciato ad ammassarsi, al centro e nella parte inferiore. È là che le due ragazze sono rimaste intrappolate, senza via di fuga. Travolte da una seconda folata di fuoco. Come se gettassimo dell’alcol in un camino. Le fiamme superavano anche i dieci metri. Sembrava che Dio avesse preso a schiaffi il vento per indirizzarlo là. La gente spingeva ovunque -continua - non si trovavano le chiavi del cancello per entrare in campo e, inoltre, i manicotti per i pompieri, posti a pochi metri dalla curva, erano privi di acqua. Ci sono stati dei veri e propri eroi, che mettendo a repentaglio la propria vita hanno salvato vite umane, scaraventando ragazzini inermi da una parte all’altra della rete, come fossero sacchi di patate. È stato come un attentato, nessuno si aspettava una simile tragedia in quel contesto. Eppure oggi c’è ancora chi ne porta i segni. Ricordo che il resto del pubblico, ma anche i carabinieri, erano a dir poco attoniti". Un evento che creò, per qualche tempo, una frattura tra il tifo organizzato rossoblu e il resto dei sostenitori. "I primi tempi fummo messi sotto torchio dalle autorità e dall’opinione pubblica - afferma - ci sentivamo disprezzati, la gente ci incolpava dell’accaduto e non è stato facile ricucire questa ferita. È stato il senso di appartenenza a far crescere l’Onda d’Urto (storico gruppo guida del tifo rossoblu) e riportarla vicino alla gente. Inoltre, in quegli anni, c’era un grave problema di droga in città, così noi giovani cercavamo di rallegrarci con la Samb, anche se nel primo periodo che seguì il rogo tutto ciò che riguardava il calcio a San Benedetto era visto quasi in modo lugubre, esattamente l’opposto di quello che noi provavamo per la squadra. Io voglio credere - sottolinea - che tragedie come questa o come quelle successe in mare con l’affondamento del Rodi e del Pinguino, abbiamo unito ancor più il popolo sambenedettese".

   

E il Ballarin di oggi ? "Sono sorte diverse associazioni e il nostro corteo nella partita della promozione in Lega Pro contro la Jesina parla chiaro: la storia non si demolisce. Ci sono persone - dice - pronte a difendere quello stadio con le unghie e con i denti, soprattutto chi è nato con quella tragedia. Vorremmo venisse riqualificato, soprattutto perché i ragazzi capiscano cosa sono le radici del popolo rossoblu. Lì c’erano i nostri padri e i nostri nonni". Eppure la partita si giocò ugualmente - A quel tempo Remo Croci, oggi giornalista Mediaset ma anche vicepresidente della Fondazione Fratelli Ballarin, era cronista ufficiale della Samb per Radio Ponte Marconi: "Non si ebbe subito la percezione di quanto stava accadendo - racconta - anzi ricordo che all’intervallo lo speaker disse che non c’erano stati feriti e addirittura a fine partita ci furono dei festeggiamenti. Durante la partita sentivamo il viavai delle ambulanze, ma non era chiaro il quadro della situazione. Poi la sera arrivarono le tragiche notizie. Ricordo, alla discesa della squadra in campo, Walter Zenga che costantemente guardava verso la Curva Sud. Subito dopo anche Cavazzini fece la stessa cosa e, a quel punto, l’intera tribuna che allora si chiamava "Prato". In curva c’erano due spazi liberi e la gente che si ammassava dove non divampavano focolai. Il giocatore Sansone prese un estintore per domare le fiamme, ma il getto d’acqua era troppo debole. Di recente - svela - ho parlato con Tubertini, l’arbitro di quella partita, e mi ha confermato che nessuno pensava la situazione fosse così drammatica. Una piccola curiosità: quel giorno, aggrappato alle grate, ricordo Roberto Peci - fratello dell’ex esponente delle Brigate Rosse Patrizio Peci - che verrà rapito esattamente tre giorni dopo (e ucciso il 3 agosto 1981 n.d.r.)". Paolo, invece, altro tifoso presente quel giorno, ricorda: "Io ebbi la fortuna di spostarmi verso destra - afferma - fu fortuna, perché chi scese verso il basso rimase ustionato. Le persone si toglievano la carta di dosso, gettandola in basso e alimentando involontariamente l’incendio. Molti saltarono direttamente in campo. Per quanto erano divenute roventi le gradinate, mi si fusero le scarpe da tennis e sentivo i miei piedi bruciare. Ho un flash di quel giorno: una ragazza con i capelli lunghi legati che, nel tentativo di scappare, finì in mezzo al fuoco. I capelli le si sciolsero letteralmente. Non ho mai saputo se si trattasse di una delle due vittime. Si svolse tutto velocemente, 10-15 minuti di inferno". Sulla panchina della Samb sedeva Nedo Sonetti, ultimo allenatore a condurre i marchigiani in Serie B: "Quando succedono questo genere di cose, il ricordo resta incancellabile - sostiene - ogni attimo di una tragedia che si consuma in un campo di calcio è indelebile. Abbiamo visto le fiamme ma non sapevamo l’entità del fatto. Un dispiacere che però non macchia il bellissimo ricordo che ho di San Benedetto". Chi oggi allena, ma allora calpestava il manto verde nel ruolo di calciatore, è Luigi Cagni, che racconta: "Se ci fossimo accorti di quello che stava accadendo, non avremmo giocato. La sera - continua - abbiamo visto le immagini da brividi. Quando siamo entrati c’era la classica nebbiolina dei fumogeni, c’era musica, dei bambini con noi e l’arbitro ha fatto giocare regolarmente". Una targa al nuovo Riviera delle Palme ricorda Maria Teresa e Carla. La vede chiunque vada allo stadio. Ogni 7 giugno le rovine del Ballarin riprendono forma, per far sì che nessuno dimentichi la tragedia. Il mare è là, a pochi metri. Ed è custode di una popolazione e di una storia fatta di novelle che si perdono in mare e tradizioni tramandate anche attraverso il calcio. Perché le fiamme non hanno bruciato il senso d’appartenenza dei sambenedettesi. Né cancelleranno il ricordo di quella tragica domenica di 39 anni fa.

7 giugno 2020

Fonte: Giocopulito.it

© Fotografie: Samb.it - Roma.corriere.it

   

La tragedia del Ballarin, Piunti: "Restauro

muro ovest per conservare la memoria"

di Martina Oddi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Il rogo tremendo avvolse il Ballarin 39 anni fa uccidendo due donne e lasciando una ferita indelebile. Ed è vivo oggi nella memoria collettiva, come ricorda il Sindaco Pasqualino Piunti. "Nel 39esimo anniversario della tragedia che colpì la città, in un giorno che avrebbe dovuto essere di festa, un commosso pensiero va a Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri che persero a vita, dopo ore di sofferenza. Morte per le conseguenze dell’incendio che avvolse la curva sud del Ballarin. Mi rivolgo anche a tutti coloro che, ancora oggi, portano i segni fisici e psicologici di quanto accadde il 7 giugno 1981". I lavori in corso come testimonianza del ricordo vivo nella città. "Il restauro in corso del muro ovest dello stadio è un primo segno della volontà di conservare la testimonianza non solo della lunga e gloriosa storia di quell’opera. Ma anche di lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva di quanto accadde quel giorno. Un segno da rafforzare in occasione del totale recupero alla pubblica fruizione di quell’area". Viene nuovamente ribadita dal sindaco Piunti la ferma volontà di recuperare tutta la zona del vecchio glorioso stadio, per riportarla a nuova vita per il piacere di tutti i sambenedettesi.

7 giugno 2020

Fonte: Picenonews24.it

2019 2019

Samb, Rogo Ballarin: la Curva Nord Cioffi ricorda

Al "Ballarin" un coro da brividi: "Siete sempre con noi, non vi lasceremo mai !!!"

di Luigi Tommolini

Un’emozione indescrivibile all’interno del vecchio "Ballarin", una commozione che va oltre ogni sentimento, due Rose giovanissime dal Cuore Rosso Blu ricordate come se fosse ieri da un centinaio di tifosi che hanno accolto l’invito della Curva Nord Cioffi. I ragazzi della Curva Nord Cioffi, un immenso encomio a loro, gli unici che hanno ricordato una delle tragedie più cruente della città sambenedettese, la più cruenta subita dalla Samb e quella più pesante avvenuta in uno Stadio italiano. A quasi quarant’anni dal tragico evento la voce degli "Ultras Samb" (e non) indirizzata al Cielo con un coro da brividi: "Siete sempre con noi, non vi lasceremo mai !!!" seguito dall'"Inno" della città, "Nuttate de Lune". Sembravano non essere passati 38 anni da quella maledetta domenica 7 giugno 1981 quando poco prima dell’inizio della gara Samb-Matera, che avrebbe sancito il ritorno in serie B dei rossoblu, all’interno della Gradinata Sud del Ballarin si sviluppò un incendio provocando la morte di due giovanissime tifose della Samb, Maria Teresa Napoleoni, 23 anni e Carla Bisirri, 21 anni e il ferimento di oltre cento persone, più o meno devastate dalle ustioni e segnate per sempre, nel corpo e nell’anima, dalla tragedia. Emozione, commozione e tristezza accentuata dalle pessime condizioni in cui versa il vecchio Ballarin, reale rudere cittadino… Plauso ai ragazzi della Nord Cioffi ma visibile assenza delle alte cariche politiche cittadine (non abbiamo visto il Sindaco Pasqualino Piunti) e di quelle della Sambenedettese Calcio presente con l’Addetto Stampa Matteo Bianchini e l’ex Team Manager Pietro Buongiorno. Presenti gli ex Samb, Maurizio Simonato e Ottavio Palladini oltre ai capo-ultras dell’epoca, Peppe Pallesca, Pietro Lelii che ha deposto un mazzo di fiori sulla gradinata Sud e Giorgio Trionfi. Un rito e un ricordo da rinnovare ogni anno affinché vittime e feriti non vengano mai dimenticati !!!  "La Tragedia non è morire ma dimenticare".

7 Giugno 2019

Fonte: Ilmartino.it

Stadio Ballarin 2019

Rogo Ballarin: "La Tragedia non è morire

ma dimenticare. Noi non dimentichiamo"

di Luigi Tommolini

Ore 19, TUTTI sotto la Curva Sud del Ballarin. GRAZIE RAGAZZI DELLA CURVA NORD CIOFFI.

Era un pomeriggio di Sabato, il 7 giugno 2003, quando con una mia Amica entrai all’interno dello Stadio "Fratelli Ballarin", nel giorno del 22° anniversario della Tragedia. Era in corso l’ultima gara del "Riviera Samb", Prima Categoria Marche. Aspettammo le 17:00 in punto, seduti nel settore Distinti e guardammo la Gradinata Sud, teatro malefico della Tragedia. Un Silenzio Assordante, una Preghiera per quelle due giovani vite spezzate a soli venti anni in una giornata che sarebbe dovuta essere di Grande Festa. Non c’era nessuno a ricordare ma era tangibile la presenza delle nostre due Rose Rosso Blu, Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri. Ora, a distanza di 16 anni da quel sabato e di 38 anni da quella maledetta domenica è sempre vivo più che mai il loro ricordo. Maria Teresa e Carla riposano in Pace e vivono per sempre in tutti i Cuori di coloro i quali le ricordano. "La Tragedia non è morire ma dimenticare. Noi non dimentichiamo". GRAZIE "CURVA NORD CIOFFI".

7 Giugno 2019

Fonte: Ilmartino.it

Rogo Ballarin, i tifosi rossoblu omaggiano Carla Bisirri

e Maria Teresa Napoleoni: "Per non dimenticare mai"

di Leonardo delle Noci

Una manifestazione per ricordare le vittime del vecchio stadio nell’anniversario del rogo del 1981. In molti portano ancora i segni di quel triste giorno.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Emozioni e ricordi in Riviera. Venerdì 7 giugno, alle 19, la tifoseria della Samb si è data appuntamento all’esterno del Ballarin, nel piazzale antistante la Curva Sud, per onorare la memoria di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Il 6 giugno i tifosi del settore rossoblu "Massimo Cioffi" avevano diffuso una nota a riguardo: "Un giorno maledetto, che ha segnato la vita di chi ancora oggi ne porta i segni addosso e che ha segnato la storia della tifoseria rossoblu e di tutta la città che mai cancelleranno dalla memoria quel giorno e quei nomi. In assenza di celebrazioni e iniziative ufficiali, abbiamo deciso di onorare la memoria di questo tragico fatto a modo nostro e in piena autonomia. È per questo motivo che diamo appuntamento a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle 19 sotto la Curva Sud del Ballarin" - si legge nella nota. E un buon numero di persone ha risposto presente alla manifestazione. Ci sono le vecchie glorie rossoblu Simonato e Palladini. L’addetto stampa della Samb, Matteo Bianchini, in rappresentanza della società rossoblu. Presenti anche i politici Antimo Di Francesco e Bruno Gabrielli. Non c’era il sindaco Pasqualino Piunti o rappresentanti vicini al primo cittadino. I tifosi sono saliti nelle gradinate della Curva Sud al Ballarin: prima c’è stato un momento di raccoglimento molto toccante e poi la deposizione del mazzo di fiori in onore delle vittime. Srotolato uno striscione: "7-6-81, per non dimenticare mai". Applausi e cori da parte dei sostenitori con fumogeni rossoblu, atmosfera molto suggestiva ed emozionante.

7 giugno 2019

Fonte: Rivieraoggi.it (Foto e video di Leonardo delle Noci)

Con Nuttate de Luna i tifosi della Samb ricordano la tragedia del Ballarin

SAN BENEDETTO - 7 giugno 1981 - 7 giugno 2019. Sono passati trentotto anni ma là il ricordo della tragedia del Ballarin in cui morirono Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni è ancora vivo ed indelebile nella mente dei tifosi della Samb. Doveva essere una giornata di festa perché il club rossoblù tornava in B. Ed invece si trasformò in tragedia. E questa sera alle ore 19, più di un centinaio di supporters rossoblù si sono ritrovati nel piazzale Stefano Borgonovo dietro la curva sud del vecchio Ballarin. Tra i presenti anche gli ex rossoblù Maurizio Simonato e Ottavio Palladini. C’era tifosi di allora ma anche tanti giovani che dai loro genitori hanno conosciuto questa tragedia una delle più gravi del calcio professionistico. Tutti poi sono entrati in curva dove è stato deposto un mazzo di fiori. Un paio di supporters hanno ricordato quei momenti. Ma c’era anche chi raccontava al giovane amico ciò che aveva vissuto in quei tragici momenti di trentotto anni fa. Poi è stato aperto uno striscione: "7 giugno 1981 per non dimenticare mai". Ed alla fine classici fumogeni rossoblù che hanno colorato l’aria. Ma a rendere più commovente e suggestiva la celebrazione è stato il coro Nuttate de Luna che ha reso ancora più coinvolgente l’atmosfera. Ed alla fine tutti a casa con nella mente il ricordo di ciò che è stato ma che rimarrà per sempre nel cuore di tutti i sambenedettesi.

7 giugno 2019

Fonte: Tmnotizie.com

I ragazzi della Nord ricordano le vittime del Ballarin

Appuntamento per venerdì 7 giugno, ore 19, sotto la curva Sud dell’ex stadio Ballarin.

San Benedetto del Tronto - Una manifestazione per ricordare le vittime del Ballarin nell’anniversario del rogo del 1981. Venerdì 7, alle 19, la tifoseria della Samb si è data appuntamento all’esterno del Ballarin, nel piazzale antistante la Curva Sud, per onorare la memoria di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Ecco il comunicato della Curva Nord Massimo Cioffi: "Venerdì 7 giugno ricorre il 38esimo anniversario del rogo del Ballarin, in cui morirono Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Un giorno maledetto, che ha segnato la vita di chi ancora oggi ne porta i segni addosso e che ha segnato la storia della tifoseria rossoblu e di tutta la città che mai cancelleranno dalla memoria quel giorno e quei nomi. In assenza di celebrazioni e iniziative ufficiali, abbiamo deciso di onorare la memoria di questo tragico fatto a modo nostro e in piena autonomia. È per questo motivo che diamo appuntamento a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle 19:00 sotto la Curva Sud del Ballarin".

6 Giugno 2019

Fonte: Ilmascalzone.it

Trentotto anni fa la tragedia del Ballarin: i tifosi della Samb ricordano le vittime

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Una manifestazione molto significativa per il ricordare quel lontano 1981 e soprattutto il giorno in cui tutti a San Benedetto piansero le vittime del Ballarin. Venerdì 7 giugno (intorno alle ore 19), la tifoseria della Samb onorerà l’anniversario dandosi appuntamento all’esterno dell’ex stadio, nel piazzale antistante la Curva Sud: un momento per abbracciare la memoria di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Ecco il comunicato della Curva Nord Massimo Cioffi: "Venerdì 7 giugno ricorre il 38esimo anniversario del rogo del Ballarin, in cui morirono Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Un giorno maledetto, che ha segnato la vita di chi ancora oggi ne porta i segni addosso e che ha segnato la storia della tifoseria rossoblu e di tutta la città che mai cancelleranno dalla memoria quel giorno e quei nomi. In assenza di celebrazioni e iniziative ufficiali, abbiamo deciso di onorare la memoria di questo tragico fatto a modo nostro e in piena autonomia. È per questo motivo che diamo appuntamento a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle 19:00 sotto la Curva Sud del Ballarin".

4 Giugno 2019

Fonte: Adriatico24ore.it

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